In Narrature

CALL FOR PAPERS!

Dalla Kallipolis platonica alla Città del Sole di Campanella, dalla fervida Milano di Manzoni alle narrazioni sull’inurbazione selvaggia del secondo Dopoguerra: ogni epoca ha avuto a che fare con la propria idea di città, sia essa ideale o reale. In particolare, a partire da quella che Jean-François Lyotard ha chiamato La condizione postmoderna (1979), si è imposto un ripensamento dell’uomo in termini non più storici, bensì spaziali: la città è dunque diventata luogo privilegiato per la costituzione di quello «spazio sociale» teorizzato da Lefebvre (La produzione dello spazio, 1974) che permette, stimola e proibisce delle azioni. Ma esse sono anche altro. Nel 1972 Italo Calvino pubblica «l’ultimo poema d’amore alle città», Le città invisibili. Nella presentazione, scrive:

“Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, […] non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi.”

Al contempo, sul versante strettamente letterario, in un’epoca come la nostra che privilegia la rapidità degli scambi e dei rapporti, legata molto spesso ad una superficialità degli stessi (si pensi a Bauman), la forma più adatta alla rappresentazione del contemporaneo sembra essere quella breve. Scrive Giulio Ferroni, in uno scritto fortemente polemico di qualche anno fa (Scritture a perdere. La letteratura degli anni zero, 2010):

“A me sembra che la forma «breve» del racconto […] sia oggi la più adatta a toccare la frammentarietà e la pluralità dell’esperienza, a scavarne il senso con tensione linguistica ed espressiva […] La relativa brevità dei racconti rispecchia in fondo lo spezzettarsi della realtà che oggi ci è dato.

A tal proposito, riteniamo opportuno calare la narrazione sulla città all’interno della forma del racconto, per tentare di dare una risposta alla domanda che già spingeva Calvino a comporre un libro (Le città invisibili, appunto), che “si deve leggere come si leggono i libri di poesie, o di saggi, o tutt’al più di racconti”: Che cosa è oggi la città, per noi?

Si accettano, pertanto, proposte di racconti di qualunque genere che raccontino la città, declinata sotto ogni aspetto possibile.