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Il Meridione narrato da Angelo Rossi: “Il tempo di Liliana tra musica e impegno civile (1932-1956)”

di Carmen Rampino

Sul golfo di Manfredonia si affaccia il Tavoliere delle Puglie, una pianura che si estende per migliaia di chilometri.

Si tratta di una delle più vaste province della penisola, ma con una densità di popolazione tra le più basse d’Italia.

Chi è nato qui è abituato fin da subito ad avere un precario e fragile senso di appartenenza, una sorta di crisi dell’attaccamento dovuta a molteplici fattori, tra cui anche lo scarso peso, soprattutto politico, che i tanti piccoli paesi che circondano la pianura, collocati alle pendici della dorsale appenninica, assumono. E se un senso attaccamento c’è, lo si attribuisce sempre al fatto di essere l’ultima provincia d’Italia per qualità della vita e la prima per criminalità.

Allora, chi è nato qui si porta sempre dentro una ferita insanabile: la lacerazione di provenire da una terra sempre più abbandonata da tutti, senza riuscire però a recidere mai del tutto quel cordone ombelicale che ci lega indissolubilmente ad essa attraverso un amore profondissimo che ci riconduce alle braccia dei contadini, al sole, alla povera gente.

Eppure, senza cadere in un patriottismo per partito preso o in un cieco e retorico populismo, esistono delle storie che provengono da questo territorio di persone, che, pur non dimenticando la loro provenienza, con le loro vite hanno inciso sulla Storia, e che meriterebbero qualcosa di più dalla memoria collettiva. Sono storie concrete, e non astratti miti, che ci permettono di riconnetterci e ricostruire un senso di sana identità verso la nostra terra.  

È il caso di Liliana Rossi, una figura che in provincia di Foggia conoscono in pochi, ancor meno in Puglia e ancor meno nel Meridione e quasi nessuno tra «quelli di Roma», come avrebbero detto i contadini di Carlo Levi (Levi 2014, p. 67). Conoscere questa storia vuol dire scoprire tracce di antifascismo, femminismo, e lotta in luoghi da sempre considerati dormienti. Ed ecco che l’operazione della casa editrice Guida Editori di Napoli, di pubblicare nel dicembre 2023, il testo Il tempo di Liliana. Tra musica e impegno civile (1932-1956), scritto da Angelo Rossi, si rivela in questo senso assolutamente necessario. Al centro del libro vi è Liliana Rossi, la cui storia iniziò a diffondersi parzialmente a livello popolare grazie al film del 1998 di Michele Placido Del perduto amore. Questa giovane donna, nata nel 1932 a Bovino e morta nel 1956 ad Ascoli Satriano, a soli 23 anni, ha fuso il suo viscerale cristianesimo militante con un impegno politico attivo nel Partito Comunista. Da tempo si sentiva il bisogno di una sistematizzazione ordinata e attendibile che desse luce a questa personalità, varie volte citata ma poche volte davvero conosciuta. Tale pubblicazione, che comprende una sorta di biografia scritta dal fratello Angelo, la tesi di laurea di Liliana sull’appena nata Costituzione dell’Italia repubblicana, due saggi a cura rispettivamente di Francesca Izzo e Silvia Niccolai, dei documenti e un repertorio fotografico, rispondono proprio a quest’esigenza di unitarietà e ordine intorno a Liliana Rossi. La parte principale, quella redatta dal fratello Angelo, si configura come un testo a metà tra memoria, romanzo storico e biografia, in cui attraverso la micro-storia di Liliana e del suo contesto sociale e familiare, il lettore può entrare in contatto in modo diretto con l’atmosfera che doveva respirarsi a Bovino, Ascoli Satriano (luogo dove, dopo Bovino, la famiglia Rossi si trasferirà), Foggia e tutta la Capitanata, in quegli anni di storia fondamentali che dal fascismo alla Seconda Guerra Mondiale, passando per il difficile periodo del dopoguerra, arrivano alla nascita della Repubblica e della Costituzione. Il libro ci permetterà di accedere proprio a questo squarcio di storia in modo così piacevole che la lettura sembrerà trasformarsi in un racconto orale, che talvolta si perde seguendo il filo un po’ confuso dei ricordi, esposto dalla voce di un nonno colto che narra episodi imprescindibili, dal punto di vista di chi ne è stato un attivo protagonista, pur non dimenticando quel rigore storico che Rossi, già docente di storia e filosofia nonché senatore della Repubblica dal 1994 al 1996, non trascura mai. Cosa voleva dire andare a scuola durante il fascismo? Chi vi poteva accedere? Com’era lacerata la società del Meridione durante la Seconda Guerra Mondiale? Cosa voleva dire ascoltare Radio Londra per capire in maniera più attendibile cosa stava accadendo durante la guerra? E cosa ha significato il bombardamento su Foggia del ‘43? Leggendo questa narrazione accorata, si concretizzeranno davanti ai nostri occhi i vari episodi, i vari luoghi dilaniati dalla guerra, i vari volti raccontati.

Il libro procede su più tempi, quelli che hanno incrociato gli anni di Liliana. Descritta come una bambina prodigio, una studentessa modello, appassionata di violino, cinema e cultura, gli studi non l’hanno mai resa elitaria, non dimenticando mai quanto importante potesse essere insegnare a leggere e scrivere alle ragazze di un Meridione che iniziava a sembrare sempre più anacronistico in un dopoguerra di «grandi problemi ma anche enormi speranze di cambiamento» (Russo 2023, p. 5). Dopo gli studi liceali, compiuti in meno anni del previsto, e gli intensi anni di studio del violino presso l’allora Liceo Musicale Umberto Giordano di Foggia, Liliana si reca a Napoli, città impegnata, presente a intermittenza nella storia, che con i suoi circoli funge da volano per la passione politica dei giovani fratelli Rossi. Qui si laurea in Giurisprudenza e, in men che non si dica, diventa assistente dell’ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Napoli, Alfonso Tesauro. La sua tesi di laurea e i vari interventi in favore della giovane Costituzione rappresentano il segno di una lungimiranza e sensibilità uniche. Accanto a questo, rilevante è stato l’impegno politico all’interno del Partito Comunista. Nel ’56 fu candidata al Consiglio Comunale di Foggia e tenne il comizio di chiusura delle amministrative di Ascoli Satriano dove era candidato suo fratello Angelo. Come ci racconta Rossi, le donne di Ascoli, in modo particolare, si affezionarono a lei, al punto da affiggere, dopo la scomparsa, la foto di Liliana nelle case, come una figura sacra, che seguiva le famiglie anche durante le migrazioni all’estero. Nel libro c’è tutto questo e anche i risvolti più intimi della parabola esistenziale di Liliana, eppure anche i toni più elegiaci della storia d’amore, quella tra Liliana e Franco, novelli eroi romantici, cugini di primo grado che si amavano, diventano segni di una consapevolezza fuori dal comune, che sembrano dirci qualcosa ancora oggi: Liliana non rinunciò ai suoi sogni e ai suoi progetti, anche quando ricevette pressioni per adeguare la sua vita a quella del futuro marito Franco, magistrato, carica che in Italia fino al 1963, ben 15 anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione, fu interdetta alle donne.

Insomma una intelligenza fuori dal comune, con una spiccata dote per lo studio, un costante impegno sociale, civile e politico, con il piglio di una instancabile studiosa, attiva su tanti fronti, come la delicata condizione femminile (si ricordi il discorso tenuto all’UDI l’8 marzo del ’56), la difesa della Costituzione, e poi, ancora, eccellente musicista, sincera cristiana. Eppure proprio la sua fede profonda non bastò. Quando nel ’56 Liliana morì, il parroco di Ascoli Satriano si rifiutò di celebrare in chiesa i funerali di una comunista, “scomunicata”. I funerali laici, pur senza rito religioso, furono molto partecipati e le donne del paese dauno si vestirono di bianco per manifestare il loro supporto, la loro vicinanza, la miopia di certe prese di posizione.

Non va dimenticato che Liliana ha avuto la fortuna di nascere in un contesto socio-familiare in cui si è potuta istruire, condizione rara al tempo, soprattutto per una donna, ma ciò che ha fatto con gli strumenti in suo possesso è stato rivoluzionario.

Che cosa sarebbe diventata Liliana? Sicuramente «una straordinaria intellettuale destinata, se la morte non l’avesse colta così presto, a diventare forse una affermata violinista oppure un’autorità nel campo del diritto costituzionale oppure una figura politica nutrita di solide competenze specialistiche. Chissà». (Izzo 2023, p. 202) Non lo sapremo mai, perché Liliana è stata un germoglio sbocciato a metà, ma forse questo cammino biografico si è interrotto così presto proprio perché doveva in qualche modo rappresentare il primo gesto di un direttore d’orchestra che segna l’inizio di una composizione musicale nuova, di una stagione nuova, di un percorso che doveva essere proseguito da tante altre donne, che avrebbero dovuto e dovrebbero percorrere la stessa strada da lei intrapresa per ricordare, soprattutto a tutte le ragazze del sud come lei, di dover indirizzare le proprie cure e la propria dedizione prima di tutto a difendere, come Liliana fece, ciò che le madri della Repubblica e della Costituzione hanno realizzato: tutti quei diritti che esistono, ma che per essere pienamente effettivi necessitano ancora di dure lotte. Per questo il libro di Rossi è un libro necessario, un faro in un momento storico come quello attuale, un modo per ricordare e guardare al futuro con una coscienza diversa. Per quanto non sia propriamente una trattazione storiografica, è l’unico strumento che al momento abbiamo – a parte il film, molto romanzato, di Michele Placido del 1998 – per conoscere la storia di Liliana e anche per sapere come la macro-storia, nota ai più, influì anche su questi territori. È una storia di non fiction che, pur con i limiti e le imperfezioni che un tipo di narrazione come questa può comportare, in tempi di smaccato revisionismo implica il riappropriarsi della nostra memoria collettiva. Oggi la giovane vita di Liliana continua a vivere grazie all’amore del fratello, che con dedizione non ha mai abdicato al suo ruolo di divulgatore di una storia che merita sempre più di essere conosciuta.

TESI CITATI.

Carlo Levi, 2014 (1° ed. 1945), Cristo si è fermato a Eboli, Torino, Giulio Einaudi editori.

Francesca Izzo, Una appassionata intelligenza meridionale, in Angelo Rossi, Il tempo di Liliana tra musica e impegno civile (1932-1956), Napoli, Guidaeditori.

Angelo Rossi, 2023, Il tempo di Liliana tra musica e impegno civile (1932-1956), Napoli, Guidaeditori. Stefania Russo, 2023, Prefazione. Liliana Rossi: l’impegno di una donna, in Angelo Rossi, Il tempo di Liliana tra musica e impegno civile (1932-1956), Napoli, Guidaeditori.