di Michele Scarpelli
L’antro giorno ho visto Paolino. Lui, Morena e la piccola Eliana stanno bene. C’avrebbero bisogno de più soldi per tira’ su quella pora creatura, ma, come ho detto io sempre: “I soldi nun crescheno sull’alberi, vanno guadagnati”. Questo Paolino ce lo sa. Che nun m’ha visto lavora’ tutti i giorni come un somaro per quarant’anni? Certo che me c’ha visto. A proposito de lavoro, stamatina la signora Brinchioni è caduta in bagno e s’è rotta il femore. Il figlio è venuto in guardiola a cerca’ aiuto, ma Oreste stava a da’ una mano all’antennista. So’ dovuta anna’ io co’ lui. Pora vecchia signora Brinchioni, rincojonita com’è, è scivolata sulle piastrelle umide e ha fatto proprio un bel chioppo. Per fortuna, con quel culone che s’aritrova, ha ammorbidito la tranvata. L’ambulanza c’ha messo una ventina de minuti per arriva’. Io e Roberto, il figlio della signora, li abbiamo aiutati a carica’ la vecchia. Eravamo in quattro e quasi non ce se faceva, saranno stati ducento chili. Menomale che Oreste stava co’ l’antennista, sennò a lui co’ la sciatica c’ha, avrebbe dovuto passa’ una settimana fermo a letto. Spero che ora la signora Brinchioni sta meglio, con noi è sempre stata gentile, pure quando l’amministratore doveva decide se manda’ in pensione Oreste lei c’ha difeso. Oreste poi è tornato in guardiola, mo la TV se dovrebbe vede bene, e io, visto che la posta già l’ho consegnata, ho pensato de anna’ a fa’ la spesa. Oreste vole che vado al supermercato perché costa de meno, ma io ogni tanto vado alle bancarelle sotto casa, ormai so’ amici, non ce se pò non andacce più.
È una settimana che c’ho ‘sta voglia de baccalà, così so’ passata da Mimmo, no da Nicola, lui costa de meno, ma il pesce suo è sempre un po’ fracichetto. Già che c’ero me so’ presa pure qualche moscardino e calamaro, stasera tutto fritto. Poi sono passata da Tamara, ora è lei che gestisce la bancarella. Il vecchio Delio s’è ritirato ed era pure ora che, con quei du’ denti che s’aritrova, quando che parla sputa sempre sopra a tutta la verdura e io poi a casa dovevo lavalla nell’varecchina. Da Tamara c’ho preso: zucchine per fiori fritti, carciofetti da fa’ alla giudia, melanzane no perché a Oreste non piaceno, fagiolini da fa’ in umido domani e puntarelle per pranzo. Poi de frutta: arance, pere villiams e un paio di banane. Ci stavano pure le fragole, Tamara ha detto che so’ bone, ma per me non è ancora stagione, chissà quelle da dove vengheno, quindi ho detto che le fragole no. Dopo che ho preso il pesce, la frutta e la verdura sono andata dal pizzicarolo. Marinelli se sa in tutta Roma che è un gran ladro, ma a esse bono, è bono. Una volta c’ho pure visto che ce giravano una puntata di uno di quei programmi de cucina di quelli che non posso vede’. Li fanno su Scai e Oreste m’ha detto che costa troppo, ma che tanto a me non m’interessa perché là fanno solo programmi de cucina raffinati.
Quindi, dicevo che una volta ho visto che stavano a gira’ ‘sta puntata e che ce stavano due signori che parlavano co’ Vincenzo, il famoso signor Marinelli pizzicarolo, e mentre che discutevano magnavano. Parlavano e magnavano. Rosette, salame, salsiccette, ricotta, pecorino, coppiette, prosciutto e caciottine. Se magnavano tutta ‘sta roba e più che a discute’ stavano tutti e tre a grida’ come noi ar mercato. A me tanto raffinati non me so’ sembrati, ma Oreste dice di sì perché ‘sto Scai costa tanto, quindi
sarà vero. Da Marinelli ho preso delle cose bone per pranzo: una provoletta, pizza bianca, un po’ de porchetta e un fiaschetto de Frascati. È meglio resta’ leggeri, visto che stasera tutto fritto. Ho speso diciassette euro, mannaggia al signor Marinelli. Fatta ‘sta spesa so’ tornata a casa. Ormai era quasi l’una, quindi me so’ messa ad apparecchia’ e a prepara’ il pranzo. Ho pulito le puntarelle, ma me so accorta d’esserme dimenticata da compra la pasta d’acciughe. “Mo sai quanto scassa Oreste?” me so detta, ma ormai non ce potevo fa’ più nulla. Dopo ave’ preparato tutto, siccome che Oreste stava ancora chissà dove a lavora’, ho pure pulito i carciofi e preparato la pastella per frigge’ stasera. Questa roba Paolino se la scorda, poro figlio. Morena è tanto cara, ma in cucina non ce s’aritrova tanto bene. Magari domani, se ho tempo, vado dal macellaio e gli faccio du’ fettine da porta’ a casa che gli piacciono tanto.
Oreste è arrivato all’una e menzo e non me c’ha mannato per via della pasta d’acciughe? Io gli ho detto che mi dispiace, tanto già ce lo sapevo che avrebbe fatto così. Però poi magna’, ha magnato. S’è pure sgranocchiato tutta la cotica della porchetta che a me non m’è mai piaciuta, troppo volgare. Dopo che s’è scolato mezza boccia de Frascati, per fargli piacere, gli ho detto che per cena facevo tutto fritto. Lui,
un po’ incocciato, m’ha guardato in un modo che non te dico. “Come tutto fritto? Me ce voi avvelena’?” ha gridato. Io gli ho spiegato che me ce morivo da ‘na settimana per il baccalà e che quindi, una volta che ero ar mercato, m’ero fatta prende’ e avevo deciso de fa una cena tutta fritta. “C’ho già avuto due ‘nfarti, me voi fa’ veni’ il terzo?” m’ha rimproverato lui. Io gli ho detto che se vole, posso pure non frigge’. Oreste s’è arzato da tavola tutto incazzato e, senza risponde’ antro, s’è messo il giornaletto de Tex sotto all’ascella e s’è chiuso al cesso. Io ho pulito la tavola, poi me so allungata sul letto, ma non ce so’ rimasta più de ‘na mezzoretta. Verso le tre infatti me so’ ricordata che dovevo anna’ a da’ l’acqua alle piante dei Rivelli. Loro stanno in vacanza all’estero per il compleanno della figlia e la signora Rivelli ce tiene tanto ai fiori sua, che in effetti so’ proprio belli. In primavera inontrata il loro barcone è di tutti il più colorato. Il signor Rivelli però è un po’ stronzo, lui all’amministratore gli aveva detto de mannacce via a me e Oreste, ma la signora e la figlia, che so’ tanto carucce, hanno detto che volevano che restavamo e alla fine l’hanno convinto. Quindi, quando che so’ entrata nell’appartamento, ho aperto le finestre per cambia’ un po’ l’aria, ma no per fa’ piacere a Rivelli, ma per la signora e la figlia. Ho dato l’acqua alle piante, che me sembrano sul punto di sbocciare, ho richiuso tutto e so’ scesa. Mentre che stavo in ascensore, continuavo a pensa’ alla cena de stasera: “C’ho ‘na voglia de baccala che non te dico”. Poi me so’ ricordata che ce stavano le scale della palazzina C da puli’. Ereno almeno due settimane che non le lavavo. Ho preso lo scopettone e il secchio e c’ho dato lo straccio col disinfettante, quello che puzza, perché de quella palazzina me stanno tutti sul cazzo. Subito Moretti, l’inquilino del secondo piano, è venuto a lamentasse per la puzza, ma io gli ho risposto che il disinfettante bono era finito, così se ‘mpara n’antra vorta a non saluta’ mai e a non da’ la mancia a Oreste a Natale.
Finito de lava’, per fortuna non c’ho avuto antre rotture e me so’ messa a prepara’ il pesce. “Ma che me frega de quello che dice Oreste, io stasera friggo,” ho pensato. Quindi ho tagliato ad anelli i calamari e pulito per bene il baccalà. Siccome però che era ancora presto, me so messa alla TV e devo di’ che quell’antennista il lavoro suo lo sa fa’, perché finalmente riuscimo a vede’ tutti li canali. L’ho detto a Oreste che era tutto felice, perché così mo’ stasera se pò vede’ un film d’azione de quelli che gli
piaceno tanto. Verso le sette ho cominciato. Ho ammollato per bene nella pastella il baccalà e
i fiori di zucca e l’ho buttati nell’olio. Poi ho cominciato a frigge’ i calamari e i moscardini e alla fine ho fatto i carciofi alla giudia, che quelli so’ i più difficili de tutti.
Certo che a frigge’ se suda, me so’ presa ‘na scallata che manco a agosto, ma ne vale la pena. Quando che a cena Oreste ha visto tutta quella roba ha sospirato, però mica ha detto gnente, s’è messo a magna’ come al solito e s’è scofanato tutto. S’è fatto pure l’antra mezza boccia de Frascati, poi ha cacciato un rutto e se n’è annato alla TV.
Poro Oreste, pure a lui ogni tanto bisogna fallo contento, pure quando dice de no, sennò rischia che piano piano me se trasforma in una bestia. Dopo che ho finito de mette in lavastoviglie li piatti so’ annata pur’io alla TV e devo di’ che quel film de botti e de spari n’era così brutto come me credevo. Essendo però che ero stanca, verso le dieci e menzo ho salutato Oreste, me so’ messa il pigiama felpato e me so’ ‘nfilata sotto alle coperte. Prima d’addormentarme ho pensato: “Devo proprio compra’ dell’agnelletto da fa’ al forno, me ce va proprio. Speramo che domani sia ‘na giornata caruccia come a questa”.