In Narrature

La città di M

di Cecilia Lolli

Settecentocinquanta milioni di persone l’hanno conosciuta, a partire dall’anno dalla sua fondazione, tutti con l’ambizione di divenirne l’unico padrone. Anche io, anche noi, probabilmente solo per noia, in un pomeriggio di pioggia, a casa di un’anziana parente, al posto delle carte. Per non doverci parlare, per non lasciarci nell’ultimo giorno delle vacanze d’agosto, che l’anno prossimo forse le faremo separati comunque: io al mare, tu in montagna. Settecentocinquanta milioni di persone assiepate in una città a pianta rettangolare, che sorge in una piana dove prima c’era natura e dove presto ci sarà di nuovo natura altra. Una pianta in vaso, un cesto di frutta, un bacino riflettente sul cui fondo si depositano metalli e minerali.

Settecentocinquanta milioni di persone che hanno in comune i primi passi mossi nella città di M., prima che ciascuno prenda il suo ritmo: la fortuna è semplice sorte per chi non le crede, per chi non si fida. Settecentocinquanta milioni di persone in una città che non promette alcuno stanziamento, dove andrebbero, dopotutto? Non c’è posto per loro, non ci sono tuguri, tane, cimiciai, case popolari, casermoni, caseggiati, Chruščëvka, Danchi, Mietskasernen, Tenements. O perlomeno, nessuno ci è mai arrivato, perché la città ha uno sviluppo orizzontale, lo sanno tutti che conviene investire poche risorse in ciascun lotto. In tempi di carestia, anche la nuda proprietà ripaga.

La città di M. unisce il mondo intero da decenni e decenni, la città di M. incrina rapporti intimi in un pomeriggio, in una sera – scagli la prima pietra chi non è un sore loser, scagli la prima pietra chi è senza peccato e senza memoria: avarizia, lussuria, invidia, in attesa dell’Apocalisse di Giovanni, in attesa che sopraggiunga la noia che spinge tutti a reclinarsi all’indietro, a distrarsi col cellulare, a dimenticarsi del proprio turno, in attesa che un umano movimento, repentino e improvviso, non sancisca la morte della città, per una rivolta silenziosa e occulta, per un rivolgimento che non miete vittime, per un colpo di stato senza delitti, per attimi di vita asettici, ciascuno chiuso nella propria bolla, come in una silent disco.

La città di M. ha quattro stazioni, una società elettrica, una società dell’acqua potabile, un posteggio gratuito, una prigione, una giustizia sommaria, quattro vie, quattro corsi, due larghi, cinque viali, un parco, due vicoli, un bastioni, tre piazze, una tassa patrimoniale, due tombini scoperti, due ascensori sociali, settecentocinquanta milioni di persone dall’anno della sua fondazione.