In Tu con Zero - Le interviste

Premio Strega Europeo: intervista a Loretta Santini

di Cristina di Corcia

Nel 2014, insieme alla sezione Giovani, il Premio Strega aggiunge un nuovo tassello alla sua storia: il Premio Strega Europeo. In occasione del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, il premio di casa Bellonci allarga l’orizzonte e rende omaggio alla letteratura di tutta Europa, cercando di trovare e porre l’accento sui legami sottili come fili, ma solidi come ponti, che collegano tra loro le culture del “vecchio continente”.  

È un legame indiscutibile che affonda radici nel passato di guerre e paci, invasioni e migrazioni, durante i quali i popoli hanno mescolato sangue e idiomi, mantenendo salde le proprie identità diverse eppure riunite. Un legame che è necessario più che mai tenere a mente e celebrare nel presente che vede l’unità traballare; come ha affermato la scrittrice ucraina Katja Petrowskaja, vincitrice della II edizione del 2015: È un sentirsi parte di un corpo solo, però quel corpo è composto da tutti gli individui, nessuna voce scompare. La resistenza è lavoro e fatica. Ed è responsabilità: fare tutto il possibile per aiutare gli altri.

La letteratura, come la musica, il cinema e l’arte, ci ricorda chi siamo stati, chi siamo e chi potremmo essere, è il luogo metaforico in cui continuiamo a rifugiarci nei secoli, alla ricerca di salvezza e sicurezze nei momenti di smarrimento personali, ma soprattutto collettivi di conflitti, emergenze sanitarie, crisi climatiche.

Così ogni anno, da dieci anni, concorrono al premio, attribuito da una giuria composta da 25 scrittori vincitori e finalisti del Premio strega, cinque autori stranieri, tradotti e pubblicati in Italia e che hanno già vinto premi nei propri Paesi di origine. Negli anni il riconoscimento letterario è andato a libri che sono stati casi internazionali: Gli anni di Annie Ernaux, Patria di Fernando Aramburu, Cronorifugio di Georgi Gospodinov (di recente vincitore dell’International Booker Prize, che analogamente premia opere di tutto il mondo tradotte in inglese), Primo sangue di Amélie Nothomb. Fino ad arrivare a V13 di Emmanuel Carrère, tradotto da Francesco Bergamasco, che ha ricevuto il premio al Circolo dei lettori a Torino lo scorso 21 maggio. Dieci anni di storia editoriale che hanno visto avvicendarsi titoli che raccontano l’Europa di ieri e di oggi, ma anche case editrici e traduttori che portano l’Europa tra gli scaffali delle librerie, nelle nostre borse, sui nostri comodini, sotto i nostri occhi attenti di lettori.

Ma come arriva un libro straniero a noi lettori? Quanto e quale lavoro ogni giorno gli editori “grandi” e “piccoli” svolgono prima, durante e dopo premi letterari importanti come questo?  A tal proposito abbiamo intervistato Loretta Santini, direttrice di Elliot Edizioni, casa editrice italiana de Il tempo della vita, primo romanzo vincitore del Premio Strega Europeo, scritto dallo spagnolo Giralt Torrente e tradotto da Pierpaolo Marchetti.

  1. Elliot Edizioni è una casa editrice giovane ed indipendente, che però nel 2014 surclassa altre case editrici anche più grandi, aggiudicandosi il primissimo Premio Strega Europeo con Il tempo della vita di Marcos Giralt Torrente. Come vive una piccola casa editrice l’attesa durante la candidatura e poi la vittoria di un premio letterario così prestigioso in Italia, con eco anche all’estero?

L’attesa di un responso è vissuta sempre con una certa inquietudine e insicurezza. Nel caso di una casa editrice piccola (anche se questa definizione non mi è mai piaciuta, così come indipendente non è riferibile solo ad alcuni editori, in contrapposizione ai grandi gruppi. Preferisco “libera” ad es. dai soci, dagli azionisti…) la percezione delle forze in campo viene vissuta con un misto di timore ma alla fine anche con maggiore leggerezza e anche divertimento, nonostante la si prenda molto seriamente, soprattutto da parte degli autori. Nel caso della prima edizione dello Strega europeo, ma l’ho riscontrato anche nelle edizioni successive, il premio ha sempre dimostrato quanto sia la qualità dei libri a contare. Dopo la vittoria, il prestigio del premio ha accompagnato – e accompagna ancora direi – il libro sia nei confronti del mercato straniero che in libreria, favorendo molto anche le vendite.

  1. Il “successo editoriale” cambia le cose o le scelte?

Sì e no. Cambia le cose perché si hanno più soldi a disposizione per il futuro, si lavora con maggiore tranquillità e sicurezza, si acquisisce una maggiore affidabilità e attendibilità verso le librerie e verso il mercato straniero. Non le cambia invece rispetto alle scelte, almeno non per me. Per fare un esempio, se ho venduto molto un libro sulla montagna non è che poi comincio a produrne altri. Credo molto nella irripetibilità di certi successi.

  1. Il Premio Strega Europeo nasce appunto nel 2014 per rendere omaggio alla cultura europea, puntando anche a mettere in evidenza i legami della cultura italiana con quella estera. A tal proposito: la scelta degli autori stranieri da pubblicare come avviene? È una scommessa o si è abbastanza “sicuri” dell’accoglienza riservata dalla critica e dai lettori italiani, com’è stato per “Il tempo della vita”?

Per quanto mi riguarda scelgo un autore straniero perché qualcosa lo fa emergere rispetto agli altri e decido di pubblicarlo solo se ne sono profondamente convinta. Ma la sicurezza dell’accoglienza non c’è mai, non può esserci, perché il nostro mercato è diverso dagli altri. Èovvio che se ha vinto qualche importante premio straniero e/o è stato un bestseller, le probabilità che possa andar bene anche da noi sono più alte e questa è una regola piuttosto banale. In genere però questi calcoli appartengono a case editrici con portafogli piuttosto ricchi e dunque non ci riguardano. Però, diciamo che ho imparato a fare di necessità virtù: riuscire a scovare ogni tanto qualche piccola gemma che riesce anche a dare belle soddisfazioni è ciò che più mi entusiasma.

  1. Quanto e come sono cambiate le strategie di comunicazione, e di vendita, delle case editrici italiane e in cosa si differenziano rispetto all’editoria internazionale?

Sono più di trent’anni che lavoro in editoria e direi che i veri cambiamenti sono avvenuti solo negli ultimi 3/4 anni e sto parlando naturalmente del dominio dei social nella comunicazione sia in Italia che nel resto di una certa parte di mondo occidentale. Fino a non troppo tempo fa la tv aveva un effetto promozionale davvero dirompente: un passaggio televisivo per un autore poteva equivalere a migliaia di copie vendute. Poi venivano i grandi articoli sui principali quotidiani, che avevano il compito soprattutto di attirare i cosiddetti lettori forti, dai quali ci si poteva aspettare l’avvio del passaparola.

Se li paragoniamo ai fenomeni che oggi si diffondono attraverso i social però non c’è battaglia, specie se sono dei personaggi famosi a consigliare una lettura.

Però a me sembra che ci sia sempre un elemento meraviglioso e incontrollabile anche da parte dei social e alludo al passaparola spontaneo dei lettori: che è per sua natura imprevedibile, impossibile da pilotare. In fondo anche sui social ogni giorno passano decine e decine di video, storie, post su altrettante decine di libri, eppure solo pochissimi diventano dei successi. Perché quello sì e tutti gli altri no? In questa risposta impossibile risiede il vero potere che è sempre stato e sempre sarà dei lettori.